43 utenti on line |
|
Collettività
E’ indubbio che non si può parlare del Circolo Italiano di Tunisi senza conoscerne la storia. Le sue origini, infatti, ed il modo con cui il Circolo Italiano si è posto all’attenzione della Comunità Tunisina sono significativi per ben comprenderne la sua evoluzione e la sua collocazione attuale nel contesto sociale della comunità italiana in Tunisia. Era il lontano 26 febbraio 1971, quando il Commendatore Claudio Mancuso (primo Presidente del CIT) ebbe il piacere e l’onore di inaugurare il Circolo, nell’attuale sede, con una cerimonia ufficiale alla presenza dell’allora Ambasciatore d’Italia a Tunisi, dott. Luciano Favretti. Alle 17h30 di quel fatidico giovedì il nostro tricolore fu issato all’esterno della balconata del primo piano, con immensa commozione da parte della nutrita delegazione della comunità italiana ivi presente. Parlando in termini tecnici è stato un vero e proprio “varo”; infatti l’Ambasciatore Favretti in quell’occasione offrì un cocktail di benvenuto al Comandante in Capo della Squadra Navale, Ammiraglio di Squadra Gino Birindelli (Medaglia d’oro al valor militare della 2a G.M. ancora oggi in vita), presente a Tunisi con numerose unità navali italiane. Nel suo discorso di benvenuto, gelosamente custodito nella documentazione del Circolo, il Presidente Mancuso oltre ad onorare degnamente gli illustri ospiti, ebbe modo di rimarcare che il Circolo Italiano doveva essere “considerato come un luogo d’incontro che consenta agli italiani di Tunisia di ritrovarsi, di confrontarsi serenamente, di divertirsi e di consolidare quel clima di fraterna amicizia e di aperta collaborazione con il popolo tunisino. Un luogo dove non si chieda altro che stare insieme.” Ecco quindi che sin dalla sua nascita il Circolo Italiano oltre a ricoprire il ruolo fondamentale di “ centro di riunione della nostra comunità”, svolgeva anche e soprattutto una funzione di “rappresentanza” in nome della comunità italiana. E’ bene anche ricordare che la sede del Circolo fu donata da un nobile italiano e, ahime', venne purtroppo rilevata dall’Ambasciata d’Italia in pessime condizioni. Fu un ristretto gruppo di italiani, capeggiati dal Presidente Mancuso, che ebbe l’iniziativa di chiedere in “fitto” i locali all’Ambasciata e che, con i soldi ricavati dalle iscrizioni dei soci, inizio' i lavori di ristrutturazione in modo da rendere gli ambienti ospitali e adeguati al ruolo di rappresentanza della comunità italiana. Qual’é, secondo Lei, il ruolo che il Circolo Italiano riveste oggi nella comunità italiana ? Dalla sua fondazione ad oggi molte cose sono cambiate. Basti guardare la Tunisia di oggi per comprendere che il Circolo Italiano non può più essere considerato come unico luogo di incontro e di ritrovo della comunità italiana. Gli stessi italiani che oggi vivono o sono residenti in Tunisia, manifestano una matrice completamente differente da quella che caratterizzava gli italiani degli anni Sessanta. La maggior parte di essi sono imprenditori, professionisti e/o seri lavoratori, che non lesinano energie e tempo per i propri fini professionali. D’altra parte l’avvento di nuove forme di cultura “fatta in casa”, prima fra tutte Sky TV, hanno modificato enormemente le forme di socializzazione. Pur rimanendo il Circolo italiano un mezzo efficacissimo di unione della collettività, la stessa, privilegiando la propria privacy ed il sempre più esiguo tempo libero, preferisce limitare la propria presenza al Circolo in occasione di eventi dove i gruppi dei numerosi italiani presenti, possono ritrovarsi per fini comuni. E’ il caso delle “cene a tema” organizzate dal nostro chef nel periodo invernale mediamente ogni 15 giorni, che vede un rinvigorito numero di partecipazioni. D’altra parte però non si può prescindere da tre fattori innovativi che hanno coinvolto le attività del Circolo in questi ultimi anni. Il primo caratterizza e identifica la profonda trasformazione a cui è andata soggetta la Tunisia in questi anni. Trasformazione che se da una parte ha portato gli stessi Tunisini a chiedere di frequentare il Circolo con sempre maggiore assiduità, dall’altra ha invogliato i nostri connazionali a integrarsi alla locale comunità, grazie soprattutto al grande senso di ospitalità ed al livello di emancipazione costantemente dimostrato dalla Tunisia di oggi. Un secondo punto riflette necessariamente le nuove esigenze degli italiani in Tunisia: è il caso di una stragrande maggioranza che è costretta, per mere esigenze di lavoro, a spostarsi continuamente pur mantenendo in Tunisia i loro propri interessi. Per tutti questi ancora oggi il Circolo rappresenta non solo un sicuro approdo dove sentirsi un po’ "a casa", ma anche il luogo naturale dove discutere di affari. In ultimo, mi è gradito citare come vada sempre più crescendo la voglia di vedere nel Circolo un ambiente idoneo dove mostrare una tipica ed unica “italianita”, ma anche un luogo di “rappresentanza”. Molte istituzioni, italiane ma anche tunisine e straniere (Ambasciata - Scuola Italiana - Istituto di Cultura – Addetto per la Difesa – UTICA – BAD – rappresentanti di Ambasciate straniere) nonché associazioni e singoli imprenditori, infatti, considerano il Circolo un luogo di incontro per dibattere o presentare tematiche professionali, in un ambiente che offre oltre all’ospitalità di rito, anche e soprattutto riservatezza e professionalità. Quali sono, per statuto, le attività che il Circolo Italiano dovrebbe o potrebbe promuovere? Lo statuto identifica nel Circolo un'associazione senza fini di lucro, che si proponga attraverso le sue attività di contribuire al miglioramento della cooperazione con questo meraviglioso Paese che ci ospita, facilitare i contatti tra gli Italiani, sviluppare e stimolare lo spirito di solidarietà sociale, promuovere attività sociali, creative e culturali. Come vede, sono tutte attività che sono intrinseche del DNA del Circolo e che vengono portate avanti quotidianamente dai nostri Consiglieri. Come ben noto il contributo dei singoli membri del Direttivo è a mero titolo di volontariato non retribuito. Per regolamento interno, ogni Consigliere è responsabile, attraverso apposite deleghe che di anno in anno cambiano, di settori di attività che vanno dalla contabilità, al personale, alla logistica con connessa la grande problematica degli aspetti manutentivi e di ristrutturazione della struttura del Circolo, alle attività ludiche, la ristorazione, le attività sociali e l’assistenza. L’iniziativa dei singoli è un fattore essenziale, ma con estrema serenità posso ben dire che in questi anni di Presidenza del Circolo non c’è stato un solo settore che è rimasto inattivo. Alcuni tra questi hanno avuto una certa priorità; ad esempio, oltre ai settori interni e di conduzione del Circolo, merita essere citata la continua attività di assistenza che il Circolo, attraverso una costante azione di supporto finanziario, fornisce a 360°, alla SIA, alla Diocesi di Tunisi, al Centro educativo per bimbi orfani della Manouba, ai centri di assistenza anziani di Rades e della Goulette e, così via a tutti coloro che riteniamo necessitino del nostro supporto. E’ chiaro che, pur nella limitatezza del nostro baudget, l’azione di assistenza assume una connotazione particolare in quanto, essendo donata a nome del Circolo italiano, spicca più che mai l’aspetto nazionale ed il nome della comunità italiana che siamo onorati di rappresentare, specialmente in questo tipo di attività. Come si finanzia il Circolo Italiano ? Ricevete contributi pubblici ? Come accennato, il Circolo Italiano è un'associazione senza fini di lucro nata dall’iniziativa e dal contributo personale di alcuni membri della Comunità italiana dei primi anni 70. Da allora il Circolo ha continuato questa bella tradizione, non venendo quindi meno al fine di rappresentanza della comunità. Il Circolo si vanta di non aver mai ricevuto nè finanziamenti pubblici, nè privati. Nella sostanza, seppur sulla scorta di una lodevole azione di volontariato espressa da tutti i membri del Consiglio Direttivo, l’autofinanziamento del Circolo é generato dall' attività di ristorazione e bar (principale voce di entrata del Circolo), e anche dalle quote associative. L’assistenza alle fasce piu’ deboli della comunità italiana (il nostro pensiero va agli anziani italiani indigenti residenti a Tunisi) viene in qualche modo sostenuta dal Circolo Italiano ? Il Circolo si considera in “prima linea” su questo fronte. L’assistenza ai nostri connazionali indigenti è sicuramente una delle problematiche di cui si dovrebbe far carico la nostra amata Madre Patria: è un punto che non si può sottovalutare in quanto indirizzato a cittadini italiani che, seppur nella loro infelice condizione di indigenza, restano e rimarranno tali. Ritengo che questo, cosi’ come la più ampia problematica degli interessi (non considerati o addirittura repressi o cancellati) dei nostri connazionali all’estero, siano argomenti che debbano essere portati a livello centrale attraverso i rappresentanti politici della nostra circoscrizione “Oceania”. Non mi sembra che durante la passata legislatura i nosti rappresentanti, da noi eletti, abbiano contribuito a sanare minimamente queste problematiche: ci auguriamo che cambi qualcosa con l’attuale! Appare evidente, comunque, che lì dove emergono difficoltà, il Circolo Italiano è presente: nel settore dell’assistenza agli italiani indigenti, pur non potendoci sostituire allo Stato, facciamo la nostra parte e, sinceramente, speriamo che quanto fatto sino ad oggi possa poi trovare utili riscontri nella vita quotidiana dei nostri amati anziani. Quali sono le modalità di iscrizioni al Circolo e quali i servizi offrite ai vostri iscritti? L’iscrizione è estremamente semplice. Basta essere cittadino italiano e si ha diritto a presentare la propria candidatura a “socio” del Circolo Italiano. Tra i servizi che il Circolo offre, già peraltro citati, mi piace ricordare la bella e unica nel suo genere tradizione culinaria, offerta dal servizio ristorazione del Circolo. Abbiamo sempre tenuto a mantenere ed a mettere in evidenza la nostra italianità. La maniera più evidente è proporre una cucina tipicamente italiana; grazie al prezioso contributo del nostro Chef Stefano, sebbene con netti contorni “romaneschi”, tale carateristica è divenuta il motivo di richiamo principale sia per i molti italiani che frequentano il ristorante, ma anche e soprattutto per le molte delegazioni ed ospiti tunisini e stranieri che ci onorano con la loro presenza. Accanto al settore culinario, che primeggia per eccellenza, il Circolo ha cercato di ascoltare le esigenze della nostra comunità. E’ il caso della discoteca, che offre, attraverso la rigida attuazione di un proprio reglamento attuativo, un luogo sicuro per i più giovani, i figli dei nostri associati, dove trascorrere serenamente, in amicizia e simpatia le loro serate. Molti altri settori sono in continuo sviluppo, ma non voglio dilungarmi in mere elencazioni. Mi consenta dire che il Circolo si sente a disposizione della comunità italiana e risponde costantemente a qualsiasi richiesta, anche se avanzate da parte dei singoli, in modo da poter realmente essere il naturale punto di ritrovo e di ascolto della nostra comunità. Dopo tanti anni di attività ci racconti qualche episodio, aneddoto che é rimasto impresso nella sua mente? Aneddoti ce ne sono tanti, in quanto il Circolo vuole anche rappresentare la continuità della nostra tradizione sociale. Ma mi piace sottolineare in questa sede quanto ha voluto dirci l’Ambasciatore Olivieri nel corso della cena di saluto organizzata nel nostro ristorante: “Contrariamente al pensiero Hegeliano secondo cui ciò che è reale è razionale, in quanto manifestazioni di una razionalità profonda, il continuo agire ed essere presenti nel Circolo Italiano ha liberato la rappresentazione e le false illusioni della quotidianità dei rapporti istituzionali, in una verità dinamica e concreta che ha toccato profondamente i vincoli di amicizia e di fratellanza tra le nostre nazioni.” Sono indubbiamente parole che, pronunciate dall’Ambasciatore d’Italia in Tunisia, oltre ad onorarci , rendono evidente quanto le attività del Circolo italiano abbiano contribuito all’integrazione della nostra comunità nel contesto tunisino, pur nel rispetto della nostra tradizione e cultura. Esiste una programmazione annuale delle attività del Circolo Italiano? Se si, puo’ brevemente elencarci le iniziative per la prossima estate? Lei dimentica che viviamo in Tunisia, quindi l’estate, con il suo caloroso e stressante clima, è un momento di calma e di tranquillità. E' nostra ambizione aprire una sede estiva del Circolo Italiano a La Marsa o Gammarth, dove poter meglio organizzare il periodo estivo, ma le nostre esigue risorse al momento non ce lo consentono. Quindi la maggior parte delle nostre attività si svolgono nel periodo ottobre –giugno e periodicamente vengono decise dal Consiglio Direttivo e opportunamente divulgate. Sostanzialmente trovano riscontro in quanto più ampiamente detto in precedenza. Quali sono le difficoltà, se esistono, che pesano oggi maggiormente sulla gestione del Circolo Italiano? Veda, a differenza di quanto fatto in passato, noi abbiamo cercato di dare una impronta manageriale alla conduzione del Circolo. Tutto questo, pur portando per la prima volta nella sua storia il bilancio del Circolo sempre in attivo, ha comportato un “cambio” del sistema di controllo e conduzione che ha messo in evidenza sostanzialmente due tipi di problemetiche. La prima riguarda la gestione del personale, che sta finalmente convogliandosi su principi normativi e legislativi previsti dallo statuto dei lavoratori tunisini. Ciò ha comportato, oltre ai necessari aggiornamenti contabili, un maggior controllo sul personale con conseguente dovuta selezione dello stesso; fase ancora in corso. Il secondo aspetto interessa la vetustà dello stabile di cui è ospite il Circolo italiano. Pur pagando regolare fitto all’Ambasciata d’Italia, il Circolo si fa carico di svolgere autonomamente tutti i lavori di ristrutturazione di cui l’anziano stabile abbisogna. E’ un aspetto non indifferente perchè interessa gran parte delle risorse e coinvolge tutti i settori di attività. Pensi solo che negli ultimi due anni si è provveduto alla completa ristrutturazione della discoteca al pian terreno, dei bagni, della parte idraulica del comprensorio cucina, al completo rifacimento del tetto, nonchè alla pitturazione integrale interna ed esterna dei locali. E’ un problema grosso in quanto lo stabile è anziano e necessita continue “cure”. C'è ancora molto da fare, ma con il contributo di tutti, riusciremo nel nostro intento, continuando a portare con orgoglio sempre più in alto la nostra tradizione e la nostra italianità. Qual’é la sua percezione sulla realtà dell’associazionismo italiano in Tunisia, e quali potrebbero esssere, secondo Lei, le iniziative e le sinergie che potrebbero favorire la rinascita di uno spirito di collaborazione e di scambio reciproco all’interno della nostra comunità? Veda, io sono profondamente convinto che i valori di fondo della nostra società e quindi dell’italiano medio, siano profondamente cambiati. Il fenomeno dell’associazionismo nasce ai primi del novecento con i grandi flussi migratori e si è consolidato nel tempo in quanto gli italiani di allora, sia per cultura che per predisposizione mentale, sentivano il bisognodi crearsi ambienti dove sentirsi protetti e, forse ancor più, a casa propria. Se si considera quanto accaduto dal dopoguerra ad oggi, soprattutto in questi ultimi venti anni, ci si accorge che l’Italiano, nella sua generalità, è cambiato profondamente. Ci troviamo di fronte a persone di indubbia cresciuta levatura culturale, che normalmente parla una o due lingue straniere, gente che decide di stabilirsi all’estero per essere protagonista e non più per mere ragioni di sopravvivenza, come nel periodo di massima emigrazione. In sostanza tendiamo a divenire sempre più cittadini del mondo e non più italiani in terra straniera. Inoltre, gli stessi paesi che ospitano i nostri emigrati sono civiltà consolidate o comunque degne di tale nome, quindi nazioni dove è più facile inserirsi, anzi dove il concetto di integrazione nasce spontaneo e nella maggior parte dei casi senza problemi. E’ il caso della Tunisia, terra ospitale e di tradizione mediterranea la cui parola d’ordine è “vous êtes les bienvenus”. Un popololo meraviglioso che sotto la lungimirante guida di S.E. il Presidente Ben Ali’, ha messo a disposizione le migliori condizioni di vita per una integrazione sociale senza distinzioni di sorta. Basti pensare alla libertà di culto, così come alla possibilità di poter fruire di strutture tipicamente italiane (la scuola italiana, il Circolo e le varie associazioni che operano liberamente in Tunisia), in difesa della nostra cultura di origine. Ecco, quindi, che la necessità ed il bisogno da parte dei singoli di associarsi è sentito con minore forza se non è addirittura venuto meno. In altre parole, gli interessi dei singoli, pur nella loro maggiore parcellizzazione e segmentazione, sono divenuti quasi dei bisogni intimi che, però, trovano un utile sbocco nelle risposte generali che vengono date a livello sociale. Questo per dire che la gente, a mio giudizio, non ha più bisogno di “associazioni” o centri di riferimento, ma piuttosto di persone che si facciano carico attivamente delle poche problematiche di fondo della nostra comunità. La comunità ha bisogno di gente concreta che, senza perdersi in falsi proselitismi e discorsi populisti, agisca concretamente su cosa fare per il sociale e come farlo per migliorarne i risultati. Da Presidente del Circolo posso ben dirle che alcune sinergie si stanno già concretizzando. Per esempio sia con l’Associazione Famiglie degli Emigrati, che con la Società Sportiva Aurora, sono stati trovati dei punti di comune interesse sociale su cui stiamo lavorando insieme. Il nostro motto è: "non abbiamo tempo per le chiacchere ed i pettegolezzi e poco tempo per agire". Quindi il darsi da fare è la priorità assoluta senza esclusioni di sorta. Mi lasci concludere quindi che di associazionismo si può e si deve continuare a parlare, perchè è un bene che difende la diversità che contraddistigue l’essere umano. Ma in termini di rappresentatività delle singole associazioni, il mio consiglio è che questa dovrà essere attentamente selezionata orientandosi su personaggi che oltre a dimostrare concretezza di risultati, siano anche in grado di poter portare avanti gli interessi della nostra comunità in questa stupendaterra che ci ospita. Inoltre, la stessa credibilità che si richiede nei confronti della comunità italiana, dovrà essere espressa nei confronti delle istituzioni tunisine. D’altra parte se le persone che sono chiamate a rappresentare la comunità non godono di ufficialità nei confronti delle autorità del paese ospitante, non credo sia possibile aprirsi a proposte e contributi nei loro confronti. Il Circolo Italiano, tra l’altro è l’unica associazione che attualmente è riconosciuta a pieno titolo dalle Autorità Tunisine.
|
|
Copyright © 2005 Il Corriere di Tunisi - Ideazione e realizzazione Delfino Maria Rosso - Powered by Fullxml |